Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
Credo che questa poesia sia magnifica e molto attuale. Negli anni in cui viviamo, la letteratura credo si esprima anche con la negazione. Non ci sono risposte, solo realtà. Non ci sono obiettivi acui aspirare ma solo modelli a cui sfuggire. Anche il non trattare, il non parlare è adesso un impegno, un messaggio sociale. La futilità o la fantasia, sono indizi che l'intellettuale dissemina sul prato della società. Ora c'è solo da chiedersi: sono gli intellettuali che si rifiutano di parlare, o sono i potenti che li inducono a non farlo?
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