sabato 24 agosto 2013

Recensione: "Il petalo cremisi e il bianco", M. Faber

petalo

“Attento. Tieni la testa a posto: ti servirà. La città in cui ti conduco è vasta e intricata, e tu non ci sei mai stato prima. Puoi immaginare, da altre storie che hai letto, di conoscerla bene, ma quelle storie ti hanno illuso, accogliendoti come un amico, trattandoti come se fossi uno del posto. La verità è che tu sei un alieno, in tutto e per tutto, arrivato da un altro tempo e da un altro luogo.”


Così scrive Michel Faber nelle prime righe de Il petalo cremisi e il bianco. Così scrive e mi rapisce completamente. Perché la sua voce, prima solerte, poi discreta, ti prende per mano e ti conduce lontano, nella Londra fumosa e sporca del 1874 lungo i vicoli impregnati di odori umani, tra i ciottoli viscidi di sudiciume, nelle laidezze di Church Lane: un mondo ricostruito attraverso vent'anni di ricerche e nel quale Faber si destreggia con estrema cura e spontaneità.



Lo scrittore olandese ci racconta gradualmente, con ritratti indiretti, con sottili accenni, la storia di una prostituta di cui non conosceremo neanche il vero nome: Sugar, la chiamano. Sfrenata quanto intelligente, è colta, arguta, calcolatrice ma anche umana e fragile. Senza scadere mai nella banalità di un romanzo erotico né di un rosa, la sua ascesa e la sua caduta ci suggeriranno un universo che scardinerà gli ideali romantici dell’Inghilterra vittoriana a cui la letteratura ci ha abituati. Non ci sono devote signorine dabbene che ci accompagneranno in ricevimenti sofisticati, nessun aristocratico gentiluomo che ci aiuterà a scendere dalla carrozza. Ad uno ad uno, i camei in  cui avevamo imprigionato un’epoca si disgregheranno per mostrarci le sue ombre e al contempo quella stessa società ci avvincerà nella sensualità di avventure focose, ci blandirà con un ingegno e una verve sfavillanti grazie ai quali continueremo a svoltare pagina, a seguire le vicende intriganti di personaggi tanto sfuggenti quanto memorabili.


A metà tra il disgusto e il fascino, ci racconta ogni dettaglio infimo, grottesco, volgare, ogni moto d’animo e di sentimento, ogni miseria e ogni innocenza. Con candore e limpidezza, perfino con eleganza, Faber ti incatena a Sugar e alla sua storia. Lo stile è fresco, signorilmente esterno ai fatti, eppure si muove con lo stesso ritmo, la stessa cadenza del mondo che descrive.



Una voce narrante che ne fa parte e ti introduce ad esso, eppure rimane sottilmente dietro le quinte, attenta a non disturbare. Il linguaggio è capace di spiazzarti, tra volgarismi e termini eruditi, formule desuete e rozze espressioni popolaresche. Unica pecca: non è riuscito a saziare la mia voglia di Sugar. Ho riletto le ultime pagine incredula, non riuscendo a convincermi che fosse finito. Forse segno di sublime grandezza, quello di legarti in tal modo alla storia, eppure ho sperato che continuasse e non sono riuscita a superare il trauma. In definitiva, Il petalo cremisi e il bianco è riuscito ad avvincermi come non mi accadeva da molto tempo, mi ha ghermita in un mondo che splende, fin dalla prima pagina, di cremisi e di bianco.


Dalle pagine fluttuano petali secchi, cremisi e bianchi, che si posano sul pavimento impalpabili.


Bianco e cremisi, un binomio sottile, che permea l’intero romanzo. Senza ridondanze, senza eccessi, una presenza costante e silenziosa, di cui appena vi accorgerete. Il rosso vermiglio del sangue di una donna, una come tante, morta per strada nell'indifferenza, di cui nessuno conoscerà mai il nome né il volto; cremisi come un vestito di velluto, segno di professione e ostentazione, monito inquietante di una personalità senza scrupoli. Bianco è il segno pallido su una pelle tigrata da una strana malattia; latteo come le lenzuola che avvolgono il sonno di una donna fragile e impotente, in bilico tra depressione e follia.


Quando chiuderete il libro, il cuore che batte un po’ più forte per la lettura appena conclusa, osserverete la copertina e leggerete il titolo. E, forse, percorrendo con la mente le pagine lette, intuirete, come me, che la passione e la purezza, la violenza e l’innocenza, tutto ciò che è rosso e tutto ciò che è latteo, erano sempre in agguato, come gatti nella notte, a suggerirvi un filo da seguire tra le miserie e gli splendori di Sugar.


Voto: 4,5/5