martedì 17 settembre 2013

Passion

passion

Non un'ombra di trasalimento, non un bisbiglio di eccitazione;


questo rapporto ha la stessa passione di una coppia di nibbi reali. Voglio che qualcuno ti travolga, voglio che tu leviti, voglio che tu canti con rapimento e danzi come un derviscio! Voglio che tu abbia una felicità delirante! O almeno non respingerla.
Lo so che ti sembra smielato ma l'amore è passione, ossessione, qualcuno senza cui non vivi. Io ti dico:


"Buttati a capofitto! Trovati qualcuno da amare alla follia e che ti ami alla stessa maniera!"


Come trovarlo? Be', dimentica il cervello e ascolta il cuore. Io non sento il tuo cuore. Perché la verità, tesoro, è che non ha senso vivere se manca questo. Fare il viaggio e non innamorarsi profondamente, be', equivale a non vivere.


Ma devi tentare perché se non hai tentato non hai mai vissuto.



Vi presento Joe Black

giovedì 5 settembre 2013

Recensione: "La contessa nera", R. Johns

La-Contessa-nera-2

 

Quando ho comprato questo libro conoscevo già la famigerata contessa nera, quella sposa del diavolo che si diceva discendesse da Dracula e che facesse il bagno nel sangue delle vergini. Conoscevo di lei anche una versione meno leggendaria, quella di una nobildonna che torturava le giovani fanciulle per il gusto di infliggere sofferenza e che trovava perfino divertente escogitare nuovi supplizi per le sue vittime.

Date queste premesse, mi aspettavo un libro perverso, crudo, che indagava sottilmente la psicologia di un’assassina e che, proprio perché scritto in prima persona, usasse ellissi, omissioni e stratagemmi narrativi per riabilitare la figura della protagonista. E invece no. Ci sono ellissi, ci sono omissioni, ma inutili ad indagare la psiche di Erzsébet Bàthory. Certo, è ben scritto e cattura, ma allo stesso modo in cui avrebbe potuto catturare la vita infelice di qualsiasi nobildonna di fine ‘500. Potevo comprendere e giustificare uno smorzamento delle tinte violente e perverse della leggenda che parlano di una contessa vampira, una bevitrice di sangue e una strega che si dava alle orge e alla magia nera. Ma mi aspettavo che la sua crudeltà fosse illuminata da un’altra angolazione, che fosse vista nella luce della sua superbia e della sua nobiltà, magari anche dell’inevitabilità di quegli omicidi. Ma non avrei potuto indovinare, quando ho scelto questo libro, che questa efferatezza fosse completamente scomparsa, ad eccezione che in un paio di episodi, peraltro molto noti e che non potevano essere omessi dall’autrice.


"Non ho fatto nulla che non mi spettasse per diritto di sangue e di titolo, né al conte palatino né a nessun altro.” Fa dire Rebecca Johns alla nostra contessa, ed è una posizione che manterrà fermamente per tutto il romanzo. Mai nega gli omicidi, anzi li legittima. Ed è da questo spunto che mi aspettavo una buona abilità d’indagine e di narrazione: nel raccontare le vicende di un’assassina dal suo stesso punto di vista. Quella che doveva essere per lei un’arte del punire e dell’uccidere, invece, si intuisce appena.


Poteva essere qualcosa di superbo, uno di quei libri in cui non puoi non essere rapito dal cattivo. E invece non lo è. Non ci sono il sangue, l’atrocità e la ferocia di una donna che effettivamente aveva forti squilibri psichici e neurologici a causa dei rapporti incestuosi presenti nel suo albero genealogico.


La storia di Erzsébet Bàthory era un soggetto narrativo perfetto. Un’epoca storica meravigliosa, in un paese dagli scenari incantevoli, un personaggio spietato e superbo, contestato, discusso, dannato. Tutto questo banalizzato all’ennesima potenza in un romanzo storico femminile molto soft, ben scritto, con qualche lieve accenno alle oscure vicende che si consumano nelle segrete.


Dunque, non è propriamente storico-politico, né rosa, né gotico, né horror, neanche thriller: più che altro, la Johns prova a farci entrare nell’universo delle spose bambine, delle dodicenni date in mogli a uomini mai visti, delle immense magioni da gestire con tutti i problemi ad esse legati. E devo dire che ci riesce abbastanza bene. Per cui se avete voglia di leggere di tradimenti e amori sorti tra i collari di pizzo e i capelli acconciati delle dame seicentesche, magari vi potrebbe interessare.


Ve lo consiglio se e solo se non avete alcuna aspettativa di sorta sul magnifico quanto macabro personaggio di Erzsébet Bàthory.



Voto 2/5