
Detesto la Società, il mostro del 'comune buon senso' che ti travolge e ti sommerge. L'onda del prevedibile, del consono, del
conveniente. Detesto quando ti dice chi devi essere ancora prima che tu inizi a parlare. Non sopporto essere vista come una futura madre e una futura moglie perché è ciò che tutte devono fare. Queste, come altre, sono scelte. Sono passi che ti cambiano la vita e che non devi compiere per forza. Dovrebbero essere un qualcosa di pensato, una scelta consapevole, non una condizione raggiunta andando alla deriva nel mare delle aspettative sociali.
La Società si impiccia della tua vita privata, della tua condizione. Del tuo conto in banca, del tuo reddito, del tuo stato sentimentale. La Società è pronta sempre a farti delle domande, sempre a chiederti "Perché?".
Perché sto bene così. Perché sono libera, indipendente e beatamente felice. Perché è qui che voglio stare. Perché non ho trovato la persona che si integri nella mia vita senza distruggerla o incrinarla. Perché credo che questa sia la condizione migliore per me. Perché in questo momento della mia vita quella non è la mia priorità.
Per la Società queste risposte non sono contemplate.
La Società osserva, giudica, dà delle scadenze. Devi rispettarle o sei un outsider.
La Società è il peggior datore di lavoro.